La prima volta che ho visto l’Oceano Pacifico ero in Giappone. Quel giorno pedalai più di 100km solo per vederlo. Una volta alla spiaggia una grossa duna ne nascondeva la vista, ma non il suono che arrivava forte all’orecchio. Così poso la bici, e mi avvio verso le dune, ne supero una, poi un’altra e finalmente i miei occhi catturano l’immensità dell’oceano. Sulla spiaggia c’era solo una persona fredda ed immobile ad osservare lo scroscio delle acque. Totalmente persa nella distesa blu a tal punto da non accorgersi della mia presenza. Avrei voluto conoscerla, chiedergli cosa vedeva in quelle onde da non sentire più tutto il resto, ma non l’ho invasa con la mia curiosità, mi sono limitato a scattare il momento. Ora a tre anni di distanza rivivo quel momento, lo rivedo, ma stavolta sono dalla parte opposta dell’oceano e anche i miei occhi sono diversi. La prima volta che lo vidi mi trasmettava un sentimento di malinconia, come se vedessi il tutto in bianco e nero, oggi i colori dominano e non c’è nessuna persona solitaria a perdersi nel fragore delle acque. Mi abbandono al suo costante stato di agitazione e divento quella persona vista 3 anni fa, che fredda e immobile ascolta lo scroscio delle acque e si perde nella distesa blu.